Amore e valore sono due parole ricorrenti nella mia attività di mental coach e pedagogista. Qualsiasi sia la problematica, la sfida, l’obiettivo da raggiungere e la situazione esistenziale delle persone che accompagno, amore e valore sono elementi imprescindibili. Presenti o celati, cercati o vissuti, confusi o chiari, incrinati o saldi, i valori sono il combustibile che fa agire ognuno di noi e l’amore è forse il valore per eccellenza. Certamente, questo motoreci spinge a muoverci verso le altre persone e a relazionarci gli uni con gli altri. Intrecciamo rapporti spinti dall’amore – inteso in senso lato – e dal valore che proviamo reciprocamente. E questo ci fa stare bene.
Una frase da Abraham Maslow, considerato il padre della psicologia umanistica, lo esplica chiaramente:
“Non è possibile alcuna salute psicologica senza che il nocciolo essenziale di ogni persona sia fondamentalmente
accettato, amato e rispettato.”
È cruciale quindi essere amati e ritenuti di valore dagli altri. Ma, come la mia esperienza professionale mi mostra, è altrettanto – e forse ancor più determinante – esserlo da parte prima di tutto di noi stessi. Il nostro benessere, nella sua globalità, ha le sue radici dentro noi stessi. E allora è importante chiedersi: “io mi accetto, mi amo e mi rispetto fondamentalmente? Per la persona che sono?”. E, ancora: “sono consapevole del mio valore? Del fatto che valgo così come sono?”
Per rispondere a queste domande bisogna riflettere sui criteri in base ai quali una persona – e quindi anche noi stessi – è accettata, amata, rispettata, valutata. Qual è infatti il valore di un essere umano? A seconda della cultura, della società, dell’ambiente il valore può essere dato da – solo per citarne alcuni – soldi, carriera, bellezza, status, successi, forza, studi. Ma qual è il sistema di valutazione corretto? E, soprattutto, questo implica che ci debbano essere degli esperti, dei giudici, che l’essere amati e il valere siano subordinati a delle condizioni da raggiungere. Cosa succede se queste condizioni vengono a mancare? Se non si riesce a rispettarle? E ci siamo mai chiesti quale metro di valutazione stiamo usando per noi stessi?
Diventa pertanto essenziale prendere coscienza di questo e compiere un lavoro di consapevolezza, con il quale tornare ad ascoltarsi. Ascoltare noi stessi, l’io profondo, interiore, quel nocciolo essenziale di cui parla Maslow, l’essere umano che ciascuno di noi è, lì dove si trova la scintilla del nostro amore e valore. E, partendo da questo, perché non cambiare il metro di valutazione? Perché non iniziare a dare valore incondizionato a noi stessi? Ad amarci incondizionatamente in quanto essere umani, appunto? Vale a dire, un valore, un amore intrinseco, come un diritto di nascita che nessuno o niente possa toglierci.
Si tratta di amare e onorare noi stessi in quanto esseri umani, indipendentemente dall’approvazione altrui, da ciò che può succedere, da ciò che facciamo. Un atto con il quale distinguiamo il nostro comportamento da chi siamo, preservando così sempre la nostra identità.
Questo amarci incondizionatamente possiamo farlo, scegliendo di sentirci così: esseri umani che hanno valore in quanto tali. È un atto di decisione!
E ogni giorno possiamo mettere in atto questa decisione in vari modi, con piccole azioni.
Ne suggerisco 3 (da compiere quotidianamente):
- Ripetiamo una frase bella nei nostri confronti (es. ‘Ti amo!’ ‘Ti voglio bene!’), magari guardandoci anche allo specchio;
- Facciamoci un complimento per una cosa che abbiamo fatto (dal ‘bravo/a perché hai portato fuori la spazzatura’ al ‘sei grande ad aver vinto il Nobel!’);
- Accettiamo un errore commesso e perdoniamoci (dall’esserci dimenticati di comprare le uova per la torta all’aver sbagliato partner).
Scegliamo di accettarci, amarci, rispettarci. Scegliamo il nostro valore di esseri umani.
Articolo scritto per l’Associazione Mi Diras Nur